Liberi pensieri sulla censura
Introduzione
Cari lettori,
In questo articolo voglio parlarvi di un tema, oggi come quasi 2500 anni fa, molto delicato: la censura. Ma cosa significa questo termine? Il vocabolario Treccani la definisce in maniera, naturalmente, esaustiva. Per gli scopi di questo articolo, cercherò di analizzare questo concetto partendo dalla definizione, per me, più critica – dato che si disgiunge da istituzioni come stati sovrani ed enti religiosi – : “Biasimo, riprensione severa della condotta o delle azioni altrui, o delle opere dell’ingegno“. Proprio a partire da questa definizione, voglio esaminare una questione antica tanto quanto gli scritti di Platone. Il filosofo stesso ne discute ampiamente, in maniera più o meno diretta, nella sua opera più famosa: La Repubblica. Nel libro II° e III°, si discute su come le opere di scrittori come Omero ed Esiodo contengano ciò che l’autore etichetta “menzogne“. “Menzogne” che Platone sostiene derivino dalla necessità costruttiva, intrinseca e fondamentale, di miti e favole: la caratterizzazione esagerata dei personaggi riportati nelle suddette opere. Tutto ciò serve a rappresentare la morale che l’autore vuole trasmettere, con l’esagerazione dei vizi e virtù dei protagonisti, in maniera chiara ed immediata per il pubblico. – Parentesi personale per esplicare questo concetto: come ad esempio gli attivisti per l’ambiente che, per far trasmettere i loro messaggi, eseguono azioni scioccanti per rendere immediato al pubblico il significato ed importanza del messaggio delle loro azioni ( che queste azioni ed ambizioni siano poi giuste nel merito ma errate nel metodo, parafrasando Marco Travaglio, non spetta soltanto a me deciderlo, ma anche a quel complesso sistema vivente che è la nostra società ) -.
L'(In)Utilità della censura
La censura, ha un utilità societaria concreta? La domanda sorge spontanea. Credo che una prima risposta a questa domanda possa essere la seguente: La censura ha un’utilità societaria astrattamente tangibile. Ma cosa significa ciò? Significa che uno dei risultati della censura è quello di rimuovere, o addirittura mai far entrare in circolazione, opere letterarie, pensieri personali – scritti od orali che essi siano -, opere d’arte, musica ecc. E questo risultato è ciò che io definisco astrazione tangibile; tangibile perché influenza le generazioni societarie successive, astratto perché rimuove alla fonte, e quindi nullifica, e rende immateriale, opere che altrimenti sarebbero state concrete. Ci sono molteplici esempi che confermano questa mia opinione. A partire da Leonardo Da Vinci, che, una volta arrivato alla corte Papale, di Giovanni di Lorenzo de’ Medici, venne escluso dai progetti riguardanti San Pietro con ulteriore confisca di alcuni suoi manoscritti come il De Vocie e una moltitudine di opere d’arte – che grazie a questa censura, su di lui effettuata a causa dei suoi studi anatomici, non conosceremo mai -. E questo episodio diede origine ad una frase, ritrovata nei suoi appunti, molto caratteristica: “Li Medici mi creorno e distrusseno“. Un ulteriore esempio si può trovare nell’affresco del Giudizio Universale di Michelangelo. L’artista venne criticato per aver raffigurato i personaggi come nudi e per questo, dopo la sua morte, Daniele da Volterra fu incaricato per coprire le nudità – Atto che gli valse il soprannome di “Il Braghettone” -. Cosa dimostra tutto ciò? Che se non fosse stato per una censura effettuata in modo quasi indiscriminato, avremmo potuto avere opere e manoscritti, ci sono molti più esempi dei due che ho citato, che ad oggi non possiamo ammirare. – Posso dire che ci è andata bene con il Giudizio Universale dato che “Il Braghettone” ha fatto un lavoro quasi da manuale ed il significato dell’opera non è stato cambiato dalle sue aggiunte, phew! -.
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Se siete arrivati fin qui, vi starete probabilmente chiedendo “ma questa diamine di censura, serve o no?“. Mi dispiace deludervi ma non posso darvi io la risposta esatta. Però posso dirvi quello che, dopo attenta analisi e ricerca, è la mia opinione. Ovvero che spetta ai posteri decidere se la censura di qualcosa o qualcuno, sia stata effettivamente utile o meno. Qui però, si crea un paradosso con la mia definizione di astrazione tangibile, dato che: Se il materiale – opere e pensieri – viene reso immateriale, come possono i posteri decidere se abbiamo fatto bene o meno a censurare determinate cose e/o persone? Io, per stare sicuro, eviterei di censurare, e cercherei di rendere libera l’informazione e la cultura. Anche solo per evitare di nuovo che un qualche artista – nemmeno troppo incompetente – passi alla storia soltanto come “Il Braghettone di Michelangelo”.
Vi ringrazio per la lettura di quello che è il primo articolo ufficiale del mio blog! – E se non lo aveste letto, vi rimando all’articolo di presentazione –
Il vostro Davide.